PERCHÉ L’ARTROPLASTICA DI RIVESTIMENTO DELL’ANCA È POCO UTILIZZATA IN ITALIA
Il rivestimento metallo/metallo dell’anca è stato sviluppato da un chirurgo inglese Dereck Mc Minn in collaborazione con gli ingegneri dell’Università di Birmingham per dare ai pazienti un impianto che, a differenza della protesi d’anca, non fosse soggetto alla lussazione, consentisse di risparmiare l’osso, di preservare l’anatomia e la funzione dell’anca, di tornare ad una normale funzionalità articolare abolendo il dolore, di tornare ad eseguire anche attività sportive e lavorative pesanti e che, non essendo soggetto a significativi fenomeni di usura, consentisse una durata illimitata.
L’artroplastica di rivestimento dell’anca è stata introdotta in Italia nel 2000. Circa il 70% degli interventi di artroplastica di rivestimento da allora ad oggi eseguiti nel nostro paese sono stati eseguiti personalmente dal Prof. Moroni che, dopo un periodo di studio a Birmingham, ha impiantato la sua prima BHR presso la Clinica Ortopedica dell’Università di Bologna agli Istituti Ortopedici Rizzoli nel gennaio 2001.
Parallelamente al sempre maggior successo ottenuto nel mondo anglosassone dagli interventi di rivestimento anche in Italia nei primi anni 2000 la popolarità di questo innovativo intervento, alternativo alla protesi tradizionale dell’anca, è progressivamente cresciuta. Particolarmente nel corso del 2006 e 2007, numerosi chirurghi italiani hanno iniziato a proporre l’artroplastica di rivestimento dell’anca ai propri pazienti. Purtroppo, molti di questi chirurghi non possedevano la necessaria preparazione in questa tecnica che richiede una elevatissima specializzazione ed i loro risultati clinici sono stati spesso insufficienti.
GLI IMPIANTI DI RIVESTIMENTO NON SONO TUTTI UGUALI
In seguito al successo internazionale della BHR, che è il primo impianto di rivestimento introdotto nel mercato ortopedico, tutte le più importanti aziende produttrici di protesi d’anca si sono interessate al concetto di rivestimento metallo/metallo come alternativa alla protesi d’anca. Sono stati così prodotti numerosi impianti copie dell’impianto originale che macroscopicamente apparivano molto simili alla BHR ma che l’esperienza clinica ha dimostrato dare risultati clinici assai diversi. Questi impianti di rivestimento non originali hanno infatti un’elevata usura e, in seguito all’intervento, generano metallosi causa questa di numerosi fallimenti clinici.
Alcuni di questi impianti difettosi, il più famoso è la famigerata ASR della De Puy Jhonson & Jhonson, sono saliti alla ribalta dei media e sono stati fatti oggetto di campagne mediatiche che hanno investito non solo gli impianti difettosi ma, facendo di tutta erba un fascio, il concetto stesso di artroplastica di rivestimento metallo/metallo.
I RISULTATI DELL ’ARTROPLASTICA DI RIVESTIMENTO DELL’ANCA
L’artroplastica di rivestimento dell’anca è stata sviluppata alla fine degli anni 90 a Birmingham in Inghilterra. La bhr, che è stato il primo impianto di rivestimento e quello più largamente utilizzato, è da allora è immodificata. In Italia i primi interventi sono stati eseguiti all’inizio del 2000. Purtroppo la miscela esplosiva costituita dagli impianti difettosi e dall’impreparazione di molti chirurghi ad eseguire questo delicato intervento, ha fatto si che l’artroplastica di rivestimento venisse sconsigliata ed abbandonata in diversi centri specialistici.
Questa opzione chirurgica, che se eseguita correttamente è in grado di far recuperare ai pazienti una funzionalità normale dell’anca, consentendo di ritornare ad una qualità di vita piena, non viene oggi nemmeno menzionata da molti chirurghi o viene addirittura accusata di non funzionare adeguatamente causando necrosi o metallosi.
In realtà i risultati dei registri delle protesi d’anca evidenziano come ,in pazienti di età inferiore a 55 anni, la longevità degli impianti di rivestimento sia molto superiore rispetto alle protesi tradizionali. A 20 anni dall’intervento troviamo infatti il 98% di impianti di rivestimento ancora ben funzionanti nei pazienti maschi e il 95% nelle femmine; mentre dopo un intervento di protesi tradizionale solo il 55% dei pazienti maschi arriva a 20 anni e il 50% delle femmine. In particolare la bhr è stata valutata dalla Odep del sistema sanitario britannico con il punteggio 13A, che è il massimo punteggio che un impianto protesico d’anca possa raggiungere.
Con la bhr è possibile ottenere risulati eccellenti anche in campo sportivo. Recentemente ha fatto notizia il caso del tennista professionista Andy Morrey che dopo esser stato operato con la bhr è tornato a competere nel circuito tennistico professionistico (ATP). Il Prof. Moroni ha operato numerosi sportivi di grosso rilievo fra i quali spiccano la gran parte dei componenti della nazionale di pallavolo che vinse l’oro ai mondiali nel 1990 e 1994 e l’argento alle Olimpiadi del 1996.
Nell’anno 2018 il Prof. Moroni ha eseguito l’85% degli interventi di rivestimento eseguiti in Italia e negli ultimi 4 anni è il chirurgo che a livello mondiale ha eseguito più interventi di rivestimento rispetto a chiunque altro.
COSA SONO GLI IONI METALLICI
A seguito di un intervento di Rivestimento dell’anca i valori del Cromo e del Cobalto aumentano leggermente nei 2 anni successivi all’intervento senza creare alcun rischio per la salute, come dimostrato dalla letteratura scientifica internazionale. Se l’intervento è eseguito correttamente, utilizzando un impianto di rivestimento metallo metallo ben funzionante, i valori del cromo e del cobalto risultano sempre inferiori a 7 mcg/l , valore questo identificato come normale dalla circolare 8/2016 RER per i portatori di protesi. In tale circolare viene anche indicato che con tali valori non sia necessario ripetere l’analisi degli ioni metallici.
Diverse associazioni scientifiche ed organizzazioni sanitarie internazionali, come la FDA Americana, ritengono che non siano necessari dosaggi ematici periodici degli ioni Cromo e Cobalto in seguito ad intervento di Rivestimento all’anca, riservandoli esclusivamente in casi selezionati, previa una razionale valutazione radiologica e clinica qualora esistesse il dubbio di un anomalo comportamento dell’impianto di Rivestimento. In Italia la SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia) consiglia controlli annuali fino a 2 o 5 anni dall’intervento, in rapporto ai valori misurati, ritenendo pertanto superfluo controllare gli ioni metallici dopo che siano passati 5 anni dall’intervento.
La possibilità di controllare il funzionamento dell’impianto mediante un semplice esame di laboratorio come il dosaggio nel sangue degli ioni Cromo e Cobalto è un grande ed esclusivo vantaggio della chirurgia di rivestimento. Nella protesi tradizionale non sono disponibili indicatori del funzionamento dell’impianto e si deve necessariamente ricorrere ad indaginosi e meno precisi esami diagnostici. Nei pazienti che operiamo di chirurgia di rivestimento consigliamo in occasione di un normale esame del sangue di eseguire il dosaggio degli ioni Cromo e Cobalto due e cinque anni dopo l’intervento allo scopo di confermare il corretto funzionamento dell’impianto stesso.
LA NECROSI
Un altro argomento spesso sollevato dai detrattori del rivestimento è il possibile fallimento a causa dell’insorgenza di una necrosi.
Nella casistica del Prof. Moroni, che consta circa 5000 interventi, questa complicanza non si è mai verificata.
LA CASISTICA
La casistica del Prof. Moroni consta di più di 5000 interventi di rivestimento, eseguiti fra il 2001 e il 2020, con una percentuale di risultati eccellenti del 99% nei maschi e del 96% nelle donne. L’attività funzionale dell’anca è normale, non vi sono restrizioni nel movimento, a differenza delle protesi tradizionali il recupero è rapidissimo e si possono eseguire con tranquillità attività sportive anche ad impatto. Questi risultati positivi hanno portato ad un costante incremento degli interventi di rivestimento che eseguiamo annualmente come risulta dal grafico sotto riportato.
Grafico degli interventi di rivestimento dell’anca eseguiti in Italia dal 2001 al 2016.