Il 19 e 20 ottobre 2017 si è tenuto a Memphis negli Stati Uniti il Congresso “BHR 20th Anniversary Meeting”. Tale Congresso è stato organizzato per celebrare il ventesimo anniversario del primo intervento di rivestimento dell’anca con BHR che venne eseguito a Birmingham nel Regno Unito nel 1997.
Al Congresso hanno partecipato diversi chirurghi americani e in minor misura europei venuti per apprendere i risultati dei chirurghi più esperti nella chirurgia di rivestimento dell’anca. I relatori sono stati selezionati fra i chirurghi che vantano le maggiori casistiche di questa sofisticata ed innovativa tecnica chirurgica.
L’elenco dei relatori intervenuti comprende:
Il Prof. Moroni, che nel corso del 2016 è stato il chirurgo che ha eseguito a livello mondiale il maggior numero di interventi di rivestimento con BHR, ha presentato i risultati della sua casistica che comprende 3518 interventi di rivestimento eseguiti fra il 2001 ed il 2016 con una percentuale di risultati ottimi pari al 98,39% nei pazienti maschi.
Le conclusioni del Congresso sono che il rivestimento dell’anca se ben eseguito è l’intervento migliore per i pazienti maschi giovani ed attivi. A seguito della chirurgia di rivestimento con BHR è infatti possibile un rapido recupero funzionale con possibilità di riprendere con successo anche l’attività sportiva, inclusi gli sport ad elevato impatto, senza peraltro compromettere la durata nel tempo dell’intervento. A distanza di 20 anni dall’intervento, circa il 98% dei pazienti operati con la BHR stanno infatti ancora bene con risultati di gran lunga superiori rispetto a quelli che si ottengono con le protesi d’anca tradizionali con le quali esiste, a differenza del rivestimento, il rischio della lussazione e della differenza di lunghezza degli arti. Con le protesi tradizionali il recupero dell’attività sportiva è vietato e la durata nel tempo inferiore rispetto a quella del rivestimento.
Un dato di grande rilievo è il risultato inerente alla durata della vita dopo la chirurgia di rivestimento. Si è infatti evidenziato come l’aspettativa di vita sia molto superiore nei pazienti operati di rivestimento rispetto a quelli operati con protesi tradizionale. Dopo gli interventi protesici tradizionali la mortalità a distanza è infatti significativamente superiore rispetto al rivestimento. Un risultato questo che contrasta in maniera drammatica con le campagne pubblicitarie e medico legali scatenate contro il rivestimento che ingiustamente è stato da alcuni accusato di provocare patologie legate al materiale metallico utilizzato. Tali accuse sono state fondate sul riscontro, peraltro parziale e temporaneo, dopo gli interventi di rivestimento di un certo incremento degli ioni metallici in circolo, aumento che è di per sé invece privo di conseguenze negative generali e che si associa ad una ridotta mortalità a distanza di tempo rispetto agli interventi protesici tradizionali.